Rambo. Last blood

Un'ultima (?) cavalcata a fianco del nostro eroe, fregandosene del tempo, delle mode e del cinema moderno

di EMILIANO BAGLIO 03/10/2019 ARTE E SPETTACOLO
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C’è un momento in Rambo: Last blood in cui Sylvester Stallone pianta un coltello su un tavolo e la ragazza che gli sta davanti trema di paura ed anche se è tutta finzione anche lo spettatore suda freddo.

Il senso dell’ultimo film su Rambo, diretto da Adrian Grunberg, sta tutta lì; a 73 anni Sly è una montagna di muscoli, solcata dalle rughe, massiccia ed incazzata con cui non vorresti mai avere a che fare.

In questo senso in Last blood possiamo trovare echi de Il corriere – The mule (http://www.euroroma.net/7560/ARTEESPETTACOLO/the-mule.html), in entrambi abbiamo a che fare con due attori che mettono al centro delle loro opere il proprio corpo.

Viene addirittura da pensare che le medicine che prende Rambo siano probabilmente le stesse che assume Stallone, quasi non ci fosse più distinzione tra l’uomo e la maschera che indossa di volta in volta.

Il resto, inevitabilmente, è un corollario, una scusa per mettersi in mostra.

Sarebbe quindi sin troppo facile accusare Rambo: Last blood di essere un film con una sceneggiatura più che basica in cui i personaggi servono solo ed esclusivamente a fare andare avanti l’azione; perché di questo si tratta, di un film d’azione, senza fronzoli né lustrini, quasi un direct-to-video uscito fuori dagli anni ’80 di quelli che una volta potevi vedere su Italia 1.

Vengono subito in mente le ultime fatiche di Walter Hill e persino Domino di Brian De Palma (http://www.euroroma.net/8128/ARTEESPETTACOLO/domino-lultimo-deludente-film-di-de-palma-disconosciuto-dallo-stesso-regista.html).

La verità è che oggi, nessuno realizza più film così.

Stallone e gli altri nomi citati sembrano ancorati ad un modo di concepire il cinema totalmente anacronistico eppure, forse proprio per questo, affascinante.

 

Rambo: Last blood si ricollega direttamente a John Rambo (2008). Il nostro eroe dopo un lungo peregrinare finalmente è tornato a casa. Vive nella fattoria di famiglia insieme alla “domestica” Maria Beltran e a sua nipote Gabrielle. Finché Gabrielle non decide di andare in Messico alla ricerca del padre.

Sembra che infine questo Rambo abbia trovato la pace. In realtà è solo apparenza. Il nostro eroe non ha mai lasciato il Vietnam, è ancora lì con la testa, tant’è che vive rintanato nell’immensa rete di gallerie sotterranee che ha scavato, forse per sentirsi veramente a casa.

Ogni giorno lotta con i suoi demoni per rimanere calmo e non cedere ad essi ma si capisce che basterebbe una scusa qualsiasi per risvegliare la bestia dentro di lui.

Sarà proprio il viaggio in Messico di Gabrielle ad accendere quella miccia che esploderà con una potenza devastante nell’ultima parte del film, quella in cui vediamo il nostro eroe prima preparare le mille trappole con le quali decimare i suoi nemici e poi scatenare una carneficina cruenta e sanguinolenta.

Persino in questo finale il cinema di Stallone ha un sapore antico, nelle trappole artigianali che prepara, fatte di benzina, forconi e chiodi nascosti sotto le botole.

Come nella guerriglia che ha conosciuto in Vietnam e che lo ha accompagnato per tutta la vita; Rambo prepara il terreno per lo scontro ma stavolta giocherà in casa propria.

Il pericolo non è più fuori, non è neanche in Messico con tanti saluti a chi vorrebbe dare una lettura politica del film; e poi quale lettura se è Stallone stesso a buttare giù il confine che separa gli Stati Uniti dal Messico?

Se Rambo, come appare nelle ultime immagini della pellicola, è l’ultimo eroe della frontiera e questo Last blood è solo l’ennesimo western mascherato, allora la frontiera si è spostata dentro casa nostra, dentro di noi, nel nostro cortile.

Rimane solo il tempo per sedersi un attimo sulla sedia a dondolo guardando il tramonto come i cowboy di un tempo e giurare che si continuerà a combattere per la memoria dei propri cari.

Per poi ritornare a cavalcare verso la prateria sconfinata mentre scorrono le immagini dei vari capitoli di questa saga.

Comunque vada noi saremo sempre lì con il cuore, a cavalcare insieme con lui.

 

EMILIANO BAGLIO


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